Buon sabato tracciato
Annotavo qualche giorno fa, leggendo che si sta iniziando a tracciare la carne di maiale, come sia difficile creare protocolli rigidi per le filiere.
Nel caso del maiale si riescono a tracciare solo alcune parti come le cosce (ci sono di mezzo i diversi protocolli per i diversi prosciutti) e il lombo, il resto non è tracciato.
Il perché lo sanno bene i commercianti all’ingrosso più che gli allevatori.
Per il latte invece sta proprio cambiando tutto. Con un decreto del nostro Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, parte la sperimentazione per i tracciamento dei prodotti lattiero caseari che usano latte vaccino, ovino-caprino, bufalino e di altre origini animali.
Una etichetta ben visibile e leggibile ci dirà in che paese è stato munto e in che paese è stato condizionato o trasformato. Per chiarezza, onde evitare equivoci per paese si intende la nazione, l’unione europea o extra europea.
Per il latte, come nel caso della maggior parte di quello mantovano, destinato a prodotti come il Parmigiano-Reggiano (a sud del PO) o il Grana Padano (nel resto della provincia) ha già un disciplinare rigido, la norma non si applica perché sarebbe un inutile doppione.
Se oltre al prezzo ci abituassimo a consultare sempre le etichette, che con tanta fatica si riesce a rendere obbligatorie, guadagneremmo sicuramente in salute fisica ed economica, perché abbiamo ancora i migliori prodotti in fianco a casa.
A risentirci domani. Grazie
@robertostorti