La sala degli Addottoramenti

La sala degli Addottoramenti

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storie, tradizioni, curiosità, lontane nel tempo

Andar per Mantova 25 Febbraio

La puntata di oggi di Andar per Mantova prende spunto da uno dei luoghi che saranno aperti e visitabili per il pubblico durante una delle giornate di primavera che il Fai in marzo, come ogni anno, dedicherà alla valorizzazione di un monumento della città o della provincia. Il giornale locale ha reso noto infatti che quest’anno uno degli spazi privilegiati per la visita sarà la Sala degli Addottoramenti, ex palestra del Liceo Ginansio Virgilio, l’edificio gesuitico che occupa buona parte dell’isolato tra Via Ardigò e via Pomponazzo nella nostra città. La sala degli Addottoramenti, recentissimamente restaurata, fu edificata tra il 1757 e il 1763 in una grande aula attiguo ed interna del Palazzo, dove, fino ad alcuni anni fa, come dicevo, i nostri liceali mantovani si esercitavano in palestra. E dato che, come sappiamo, al tempo dei Gesuiti, il Palazzo degli studi era sede di studi ginnasiali e universitari, la Sala degli Addottoramenti, bellissima e tutta affrescata, era destinata alle cerimonie di discussione delle tesi di laurea e di addottoramento degli studenti di quel tempo. La riscoperta e il restauro di questo spazio, che si aggiunge alla recente riapertura delle sale della vicina Biblioteca Teresiana, ha contribuito a restituire alla città in tutta la sua bellezza un complesso importantissimo nella storia della cultura mantovana e quindi vorrei dedicare un po’ del il mio e del vostro tempo a qualche analisi dei luoghi e dei personaggi che, nel Settecento, furono protagonisti di questa impresa architettonica, che fu e resta uno cardini della nostra cultura. Ma, come sempre, intendo partire un po’ da lontano, chiarendo anzitutto alcuni elementi relativi agli artefici di questo grande monumento che è il Palazzo degli Studi. Dunque partiamo da Chi erano i Gesuiti?
I Gesuiti arrivarono a Mantova nel 1584, accolti dal duca Guglielmo Gonzaga: si stanziarono nell’antico quartiere di S. Pietro, nella contrada del Grifone, in un’area conventuale, oggi di pertinenza dell’Archivio di Stato, che si estendeva nello spazio attualmente delimitato dalle vie Dottrina Cristiana e Ardigò, dal Palazzo degli Studi all’antica Chiesa della Trinità, attualmente facente parte appunto dell’Archivio di Stato.
In città i Gesuiti instaurarono con i Gonzaga un rapporto di reciproca stima e collaborazione arrivando a fondare, nel 1625, “uno studio universale di tutte le scienze”, alla cui promozione partecipò il duca Ferdinando Gonzaga che “chiamò da tutte le parti nobili, famosi ed eccellentissimi dottori, tanto in medicina quanto in leggi ed in canoni, né perdonò a spese perché venissero a leggere in questa sua università …”. Si trattava del Ginnasio gesuitico, detto Ginnasio Pacifico, che aveva la propria sede tra le attuali vie Ardigò e Pomponazzo e che fu ampliato – sotto la spinta della cresciuta popolazione scolastica – nel 1651, ad opera dell’architetto di corte Nicolò Sebregondi.
Agli inizi del ‘700 i Gesuiti concepirono l’idea di realizzare un nuovo e imponente edificio destinato agli studi, che desse una sede più idonea e prestigiosa sia alle attività della scuola sia all’ordine religioso che l’aveva fondata. Tra il 1724 e il 1742, grazie ad una successiva serie di acquisti, tutto l’isolato compreso tra le attuali via Ardigò, via Pomponazzo e via Dottrina Cristiana passò nelle mani dei Gesuiti e, nel 1753, si diede l’avvio al progetto di costruzione del Palazzo degli Studi, quello da cui oggi siamo partiti, (oggi Liceo Ginnasio “Virgilio”). La costruzione di questa grande scuola di cultura, annessa al collegio gesuitico vero e proprio , fu affidata dai Gesuiti, nel 1753, all’architetto Alfonso Torregiani attivo nella prima metà del Settecento in quasi tutti i centri dell’Emilia e diffusore della cultura architettonica bolognese. Il Palazzo, dieci anni dopo, nel 1763, venne aperto al pubblico, nonostante l’opera non fosse ancora del tutto conclusa. Purtroppo però gli artefici di questa opera davvero imponente non poterono godere a lungo della sua rilevanza né vedere i frutti di quanto avevano progettato in termini di cultura. Essi gestirono la loro nuova scuola solo per un decennio, fino a quando, nel 1773, l’ordine dei gesuiti fu soppresso da parte di papa Clemente XIV. I Gesuiti lasciarono allora Mantova, né più vi ritornarono anche dopo la ricostituzione dell’ordine stesso, con Pio VI, nel 1814.
Tuttavia il Palazzo voluto dai Gesuiti non cessò di esercitare la sua funzione di fulcro della vita culturale della città: come Regio Arciducale Ginnasio (così definito in seguito ad un nuovo piano di organizzazione scolastica voluto da Maria Teresa) continuò ad emanare diplomi di laurea almeno fino al 1779.

Cominciamo anche a dare uno sguardo complessivo all’edificio progettato per i Gesuiti dall’architetto Torregiani, che presenta una pianta dal tipico andamento architettonico del collegio, in cui gli ambienti si distribuiscono attorno ad uno o più cortili. Il Palazzo, a due piani, collegati da una scalinata, si articola in una serie di aule, fiancheggiate da corridoi che si allungano su tre lati del cortile centrale: il quarto lato si affaccia sul cortile rustico. In relazione alla qualità decorativa si può ipotizzare che il pianterreno, più elegante e più ornato, fosse destinato ai corsi di filosofia, di teologia, di giurisprudenza e di medicina, mentre il piano superiore, più sobrio e lineare, doveva essere sede della vita interna e quotidiana della scuola. All’esterno l’edificio si allunga sulle due vie Pomponazzo e Ardigò con un’ imponente linearità, in cui spiccano i cornicioni elaborati e una caratteristica soluzione compositiva d’angolo: due lesene che racchiudono uno spigolo arrotondato.
Il portale attualmente usato, che fa da ingresso anche per la Biblioteca Teresiana, è ampio e solenne e si fregia dello stemma della Compagnia di Gesù. Originariamente al nuovo Palazzo degli Studi si accedeva da un portale diverso, poco più avanti rispetto all’attuale, in Via Ardigò n. 15.
Il Palazzo degli Studi, con la sua Sala degli addottoramenti non è tuttavia che una parte del complesso culturale che occupa gran parte di Via Ardigò. Recentemente la riapertura della Biblioteca Teresiana, annessa al Palazzo ha restituito ai Mantovani altri tesori per lungo tempo trascurati. Ma questa è un’altra storia per un altro andar per Mantova.

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