Una storia, una curiosità, un avvenimento da ricordare
Almanaccando
16 febbraio 1959: è il giorno in cui Fidel Castro diventa premier di Cuba, dopo aver guidato insieme a Che Guevara l’insurrezione contro i generali che, con un golpe, aveva preso il potere nell’isola. Inizia così una storia di potere che si prolunga da 56 anni. La sua è una delle più longeve leadership mondiali. All’inizio la rivoluzione cubana non era connotata nel comunismo. Gli stessi Usa riconobbero infatti il nuovo governo. I contrasti sorsero quando Castro cominciò a nazionalizzare le principali compagnie statunitensi presenti nell’isola, pagando i risarcimenti in base alle denunce fiscali delle stesse società, in molti casi ridicole. Per cercar di arginare la questione Castro fu invitato alla Casa Bianca. I colloqui si tennero col vicepresidente Nixon, mentre il presidente Eisenhower lo snobbò con la scusa che stava giocando a golf. Gli americani volevano sondare Fidel Castro, per scoprire se fosse realmente comunista e filo-sovietico. Al termine dei colloqui Nixon riferì che quel giovane barbuto era essenzialmente un politico “”naif””, non necessariamente comunista. A spingerlo verso una radicalizzazione comunista del suo regime furono in pratica gli stessi Stati Uniti, organizzando un paio di anni dopo un rovinoso tentativo di colpo di stato, con una task force di 1400 dissidenti, finanziati e addestrati dalla Cia, fatti sbarcare nella Baia dei Porci, a Sud della capitale L’Avana. Il piano americano prevedeva che lo sbarco di quegli uomini avrebbe incoraggiato una più estesa rivolta popolare contro Castro. Ma gran parte della popolazione era schierata a fianco del nuovo regime e la forza di sbarco fu sconfitta e tutta catturata. L’esito politico di questo maldestro tentativo americano fu la definitiva adozione del comunismo come sistema politico della Cuba di Fidel Castro. Per la prima volta lui si dichiarò marxista-leninista. E per la prima volta lo chiamarono “”Lider Maximo””.
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