Una storia, una curiosità, un avvenimento da ricordare
Almanaccando
Non è facile immaginare cosa significhi affrontare un viaggio per mare come quello fatto da San Paolo nell’anno 60. Era prigioniero e lo stavano trasferendo via nave dalla Palestina a Roma per essere giudicato da Cesare. Prigioniero per aver fatto arrabbiare gli Ebrei con le sue prediche. Fu un viaggio disastroso, funestato da tempeste e da venti contrari. La nave fa alcuni scali, poi da Creta parte verso Roma. Sono in duecentosettantasei a bordo, non hanno cibo, pochissima acqua. Temono di non farcela. Finalmente avvistano una terra: Malta. Ma quando stanno per approdarvi la barca si incaglia in una secca, la poppa si spezza, i passeggeri cercano di raggiungere a nuoto la spiaggia. Qualcuno forse non ce la fa. Era il 10 di febbraio. Il racconto degli Atti degli Apostoli è decisamente avventuroso e non tralascia la descrizione dell’isola che ospitò i naufraghi: «Una volta in salvo venimmo a sapere che l’isola si chiamava Malta. Gli abitanti ci trattarono con rara umanità; ci accolsero tutti intorno a un fuoco, che avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia e faceva freddo». Non è facile immaginare quel viaggio per mare di Paolo. E ancor meno facile è comprendere oggi cosa significhi affrontare le traversate in cui si avventurano i molti disperati migranti che, su stipate imbarcazioni simili a quella dell’apostolo, talvolta naufragano orribilmente. Hanno la memoria corta i maltesi, dimenticano in fretta le tragedie che ogni anno avvengono di fronte alle loro coste. Molte volte non mandano nemmeno una motovedetta se c’è un allarme, al massimo lo comunicano alle Capitanerie italiane. Ricordano però sempre con orgoglio l’ospitalità che hanno dato al naufrago San Paolo. Per questo a Malta oggi è festa nazionale.
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