Buon mercoledì postale
Le cronache ci raccontano di un latitante mantovano (non ci facciamo mancare mai nulla anche se siamo una piccola realtà), latitante che si é fatto beccare nel suo rifugio parigino perché quotidianamente si esercitava su faceboock nell’insulto a poliziotti mantovani che, su ordine della Magistratura, lo avevano arrestato.
Ora dovrà, giustamente, scontare i 6 anni di carcere che si é guadagnato dopo un regolare processo, proprio perché, anche lui, non ha resistito alla tentazione che hanno tutti i leoni da tastiera di pensare di essere anonimi in un mondo che é tracciabile per definizione, dall’IP del proprio computer o smartphone in avanti.
Sono bastati un po’ di poliziotti, probabilmente anche incazzati, a seguire le tracce dell’insultatore virale per passare indirizzo, palazzina, piano e stanza ai colleghi Francesi che lo hanno trovato, ammanettato e impacchettato.
Credo non ci sia dimostrazione migliore, mostrataci proprio dalla Polizia che é un nonsenso lo smantellamento, in atto, del reparto di polizia postale, non solo nel momento in cui aumentano i reati che viaggiano in rete, ma anche in un momento di grande evoluzione tecnologica e tecnica, per cui rimanere indietro farà solo bene ai truffatori e, come in questo caso, ai latitanti.
A risentirci domani. Grazie
@robertostorti