Buona giornata a tutti gli appassionati di storie e tradizioni mantovane da Maria Vittoria Grassi.
È tempo ora che ci occupiamo un po’ di Carnevale, prima che si intravveda all’orizzonte la Quaresima.
Anzitutto ricordiamo che l’origine del nome Carnevale è dibattuta. Qualcuno lo fa derivare da car – navalis, il carro in forma di nave, trascinato da buoi e cavalli, che nell’antichità, in Grecia ad esempio, festeggiava in febbraio il passaggio dall’inverno alla primavera.
Questa etimologia si lega bene all’usanza degli attuali carri allegorici, in cui si ride e si cerca con allegria, a volte esagerata, di dimenticare le tristezze del presente.
Anche la parola maschera è significativa: deriva da masca, anticamente l’anima dei morti (o anche la strega) che partecipava con misteriosa presenza alle feste dei vivi.
Un’ altra interpretazione di Carnevale ne spiega il nome con il latino carnes levare o carni vale, cioè con una rinuncia alla carne, imposta alla sregolatezza dei banchetti che, di solito, precedono il periodo.
Comunque sia, nel mantovano durante il Carnevale erano presenti numerose usanze, ora perdute e molto pittoresche.
Ad esempio il Tassoni ricorda quella di “ungere lo sprocco” (ȏnsar al spròc): lo sprocco era uno stecco appuntito con cui i poveri, che andavano questuando nelle case, infilzavano il lardo (gràs) che si facevano offrire per condire, il giovedì grasso, la minestra.
È rimasta in qualche zona del mantovano l’uso del venerdì gnocolèr, in cui gli gnocchi sono (o forse erano) distribuiti a giaba a tutto il paese. E tra gnocchi, balli e feste di paese, con o senza maschere e fantocci carnevaleschi, aveva ben ragione il detto che Par Carnaval tǘti i màt i va al bal.
Quasi scomparso anche l’uso di seppellire il Carnevale sotto forma di fantoccio, per poter gridare, nell’imminenza della Quaresima: Carneval l’è mort/lasa ch’al mȏra,/agh farem na cassa nȏva/nȏva nuventa/an piat ‘d pulenta/an piat ‘d macarȏn/bǘta la Vecia in dal maciȏn.
E con questa disinvolta filastrocca popolare un grazie e un appuntamento alla prossima pillola energetica mantovana.
Maria Vittoria Grassi