C’era una volta un principe molto pigro, di nome Poltrone III°.
Suo padre Poltrone II°, veniva da una nobile stirpe di guerrieri, famosi per la loro abitudine di andare in guerra con il proprio cuscino personale e una sella a forma di divanetto a due posti.
La madre, Sbadigliona de’ Stiracchis, era una placida nobildonna sempre di buon umore, che praticava la filosofia del Dolce dormire e della Pennichella costante.
Così il nostro Principe Poltrone passava le sue giornate sdraiato davanti alla finestra, osservando la natura rigogliosa, gli uccelli sui rami e le dame di corte che si affaccendavano con grazia attorno alle aiuole.
Non gradiva invece la vista di valletti e paggi al lavoro perché lo stancavano con la loro frenetica attività. Invano il suo Insegnante, il prof. Treccani, cercava di farlo leggere e scrivere e il suo fido maggiordomo, Dattiunamossa, lo spronava a farsi una passeggiata e, quando fu il momento, a cercarsi una moglie.
“Una moglie?- diceva Poltrone- una che lavora tutto il giorno, mi fa lavare la mattina presto e mi chiede di passeggiare con lei?. Mi stanco solo a pensaci, caro Datti! A meno che non somigli a mia madre Sbadigliona non ci penso neanche!”.
Ma Dattiunamossa era molto astuto e, a furia di cercare, trovò una soluzione. Mandò per tutto il regno un banditore che diffondesse questo editto: “Cercasi donzella di qualsivoglia estrazione sociale purché d’aspetto placido, grassottella e di buon umore.”
Ovviamente si presentarono decine di donzelle, tutte allegre e speranzose e Dattiunamossa ne selezionò tre. Quindi le mandò in giardino perché Poltrone potesse notarle.
E in effetti Poltrone adocchiò la prima, una ragazza paffuta, con i pomelli belli rossi e un grazioso fisico da clessidra. Così la chiamò perché si avvicinasse alla finestra. La ragazza si entusiasmò pensando di essere la prescelta e con un balzo si avvicinò. “Oddio – gridò Poltrone – cos’è stato? un ciclone?”. Chiuse le imposte e si mise a dormire tutto agitato.
Il giorno seguente Poltrone, tranquillizzato, tornò alla finestra e vide una ragazza molto carina, rosea polposa e sorridente, che guardava verso di lui.
Quando Poltrone la chiamò la ragazza arrivò saltellando graziosamente raccogliendo fiori per lui e scivolò verso la finestra. “Mamma mia, gridò Poltrone, che vivacità! Ha pesino raccolto i fiori!”.
Chiuse le imposte e tornò a dormire.
Il terzo giorno Poltrone notò una ragazza morbida carnosa e sonnacchiosa, placidamente sdraiata sotto un melo. Le fece un cenno ma quella non si mosse.
La chiamò ma quella gli fece mollemente un ciao con la mano. Mandò Dattiunamossa a cercarla e se la vide poco dopo arrivare in portantina, dolcemente adagiata e con l’aria invitante e soddisfatta.
“Questa sì che sa godersi la vita! – disse Poltrone- È la donna che fa per me!” Detto fatto…..
La storia per ora si ferma qui, cari amici, ma se volete seguire gli sviluppi della favola di poltrone iii° l’appuntamento è tra quindici giorni. A meno che non vogliate finirla voi….
Il solito caro saluto da Vittoria