Buongiorno a tutti i miei generosi lettori di storie e in particolare a quelli curiosi di seguire le vicende di Poltrone III°, il re così pigro da stancarsi solo nel vedere gli altri al lavoro e da farsi cercare e trovare una moglie altrettanto pigra dal suo fedele maggiordomo Dattiunamossa (detto Datti).
Come saprete tutti, ormai, la ragazza prescelta per le nozze era una morbida e rubiconda fanciulla dall’aspetto placido, che aveva conquistato il cuore di Poltrone presentandosi adagiata su una portantina, apparentemente troppo pigra per camminare da sé.
Le nozze si svolsero in tempi biblici, con i due sposi ben accomodati in poltrona, i testimoni e gli invitati allineati sui divani e il prete sorretto da due paggi durante la cerimonia.
Ma .. sì ci fu un “ma”!
La sposa, che si chiamava Astutina (detta Tina), dopo la cerimonia strizzò l’occhio al maggiordomo, ammiccando: Il fatto era che Tina era tutt’altro che pigra, anzi!
Era una intelligente e solerte ragazza di campagna, vivace e dinamica, che si era finta pigra solo per farsi impalmare dal suo abulico sovrano e fargli cambiare abitudini.
Poltrone però, ignaro di tutto, dopo la cerimonia, stanchissimo, si ritirò per il suo pisolino, dando così alla consorte il tempo di organizzarsi per i suoi progetti.
Il giorno seguente la regina Tina, sveglia dalle sei del mattino, cominciò con il far bandire dal regno qualsiasi parola potesse evocare il concetto di riposo o pigrizia. Non si potevano nominare termini come dormire, sedersi, sdraiarsi, aspettare, fermarsi … tanto meno alludere a elementi come sedia, poltrona, letto. cuscino, materasso, piumino…
Quindi fece accelerare gli orologi del castello e velocizzare i tempi di lavoro per tutti: alzarsi di primo mattino, niente spuntini o merende, pranzi e cene veloci, niente pause di lavoro o relax!
Poltrone fu svegliato, il giorno dopo le nozze, da un correre veloce di passi attorno a lui: tutti si agitavano indaffarati, scambiandosi strane conversazioni del tipo: “hai già rifatto quello da cui ti sei alzato?” o “sposta quei mobili che non posso nominare!” “porta via dal giardino gli oggetti con le spalliere!”.
Stupitissimo Poltrone osservò sparire dietro di sé il suo letto, non trovò le sue sedie preferite davanti alla finestra e si vide portare un pranzo veloce, in piedi, alle undici del mattino, dopo una colazione frugale (un biscotto e via!).
“Che succede , Tina, gridò, vorrei sedermi in poltrona”.
Alle parole “sedermi” e “poltrona” ci fu un fuggi fuggi generale di paggi e valletti e sulla soglia comparve Tina, sorridente, in tuta ginnica, pronta per una bella corsa nel parco.
“Pronto, marito mio?” esclamò tutta scattante e, afferrato Poltrone, se lo trascinò di buon passo per il giardino. Poltrone sulle prime fece qualche resistenza, boccheggiò, si trascinò, poi cominciò a guardarsi intorno: c’erano tante cose che non conosceva e tante sensazioni nuove.
I piedi calpestavano piacevolmente la ghiaia, il vento gli scompigliava i capelli, i fiori e l’erba del giardino erano freschi e gli uccelli dagli alberi cantavano …
“Ma guarda un po’ – bofonchiò Poltrone stupito – sono in un altro mondo!” e, inaspettatamente, dimenticò letto, divano e ozio.
Da allora le cose si fecero al castello più semplici e veloci e, piano piano, non ci fu più bisogno di proibizioni… Anzi: tutto si fece così veloce che capitò …
Ma qui mi fermo perché comincia un’altra storia!
A rileggerci e risentirci carissimi, alla prossima puntata e un abbraccio da Vittoria.