Per le piccole divertenti storie di Maria Vittoria Grassi
C’era una volta un re … sì non è un attacco molto originale però c’era davvero una volta un re: né brutto né bello, senza scettro né cappello, senza grilli per la testa col bel tempo o la tempesta …
Perché ho cominciato questa storia così? – direte voi – perché era un re speciale che parlava soltanto in rima.
Era nato strillando in rima (almeno così diceva sua madre, la regina Rubiconda) e così aveva proseguito crescendo, pretendendo per di più che anche i suoi interlocutori si adeguassero al suo originale linguaggio.
“Oggi è bella la giornata, voglio andare in passeggiata …” diceva al suo valletto, Sollecito, “Ben pensato Maestà, ma se piove come fa?” “Se piovesse non è bello, posso prendere l’ombrello o coprirmi col mantello o tornare nel castello … tu che dici sarà bello?”.
Come avrete ormai capito il re, a cui avevano dato il nome di Rimaldo, era anche sempre piuttosto incerto e le sue indecisioni confondevano sempre, più che mai, chi lo circondava.
Il peggio arrivò quando Rimaldo cominciò a corteggiare qualche bella ragazza con l’intenzione di sposarsi. “Contessina deliziosa, posso prenderla per sposa?” “Ma sei scemo!” rispondeva la ragazza di turno… Rimaldo non se la prendeva troppo e si allontanava pensando tra sé: “Troppo rozza la ragazza, parla male ed è un po’ pazza. Come lei ne trovo cento: me ne vado e non mi pento!”
La cosa si ripeteva praticamente ogni volta che a un ricevimento sua madre Rubiconda o suo padre Giobbe (era uno con molta pazienza!) gli presentavano una nuova pretendente. “Marchesina Gemebonda – tentava Rimaldo – se la sposo mi asseconda? Mi risponda per le rime con la voce sua sublime!”
Gemebonda, interdetta, lo fissava come se fosse matto e se la dava a gambe.
Col tempo la situazione si fece preoccupante finché un giorno, passeggiando per il paese, Rimaldo si trovò a passare sotto le finestre di una scuola elementare e per caso sentì una gentile voce femminile che diceva: “Su, cari, recitate con me: la nebbia agli irti colli/ piovviginando sale/ e sotto il maestrale .. – no bambini, non sotto la tempesta, sotto il maestrale (: sale/maestrale, non sentite la rima?)…”.
Rimaldo si fermò incantato: ecco! quella era la ragazza giusta per lui, piena di musicalità e di poesia. Detto fatto si affacciò alla finestra e disse: “la nebbia agli irti colli/ piovviginando sale/ e sotto il davanzale/ vi brama il vostro re! / Se vorrete sposarmi/ mia armoniosa donzella/la vita sarà bella/ per voi come per me”!
La maestrina, che si chiamava Melodia, incantata e felice accettò..
E le nozze sempre in rima, tutto il regno festeggiò: solo Giobbe, sotto i baffi, con un Amen se ne andò.
Un caro saluto da Vittoria e …alla prossima!