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Ascolta il Disco Base della settimana
1. MADONNA "Like A Prayer"
2. MADONNA "Express Yourself"
3. MADONNA "Cherish"
4. MADONNA "Oh Father"
5. MADONNA "Spanish Eyes"
Dopo un esordio all’insegna della dance-music (che sebbene le lodi dei fans lascia molto a desiderare) e dopo un insulso secondo album in cui la cantante esibisce la sua mediocre voce e nient’altro, nel 1986 era uscito “True Blue”. In quest’album Madonna aveva dimostrato di voler essere diversa, di non voler essere un ennesimo prodotto delle case discografiche usa e getta: per metà dell’album c’era riuscita creando gemme del pop mondiale come “La Isla Bonita” o “Live To Tell”. Peccato che l’altra metà risenta delle bassezze di “The First Album” (1983) e “Like A Virgin” (1984).
“Like A Prayer” (1989) è la definitiva emancipazione dalle case discografiche, la definitiva consacrazione ad artista e la (per l’epoca rivoluzionaria per una cantante pop) definizione di artista non MTV, tanto che il times le dedicò una copertina sottolineandone l’indipendenza artistica.
L’album è percorso da tantissimi generi musicali, dal rock della title-track (che a tutt’oggi è il terzo singolo più venduto della carriera di Madonna e scalò le classifiche di tutto il mondo) all’allegro funky di “Keep It Together” e “Express Yourself”, passando per le ballate più memorabili della Ciccone, “Oh Father” e “Promise To Try”.
Madonna oltre ad aver raggiunto una maturità stilistica raggiunge anche una cifra stilistica intrisa di notevole autobiografismo.
L’album infatti è percorso da narrazioni di eventi personali della cantante: il dolore per la morte della madre (“Promise To Try”) o il difficile rapporto col padre (“Oh Father”), passando attraverso la descrizione della fine del proprio matrimonio con Sean Penn (” ‘Till Death Do Us Part”).
Nell’album trovano spazio anche allegre ballate pop (“Cherish”) o pezzi funky (“Love Song” co-scritto e co-interpretato con Prince”) così come dolci ninne nanne (“Dear Jessie” scritta per la figlia del collaboratore al disco Pat leonard).
Una nota di merito per la splendida ballata pop-rock “Pray For Spanish Eyes”, un inno alla pace ambientato durante la guerra civile spagnola.
Insomma Madge spazia e spazia parecchio, dimostrando definitivamente quella detrminazione che le avrebbe permesso di dominare i mercati mondiali della pop music (e che ancora oggi continua a fare, alla faccia di chi ne celebra la continua fine).
Una cosa fondamentale per capire meglio questo lavoro è soffermarsi sui videoclip dell’opera, in particolare sul video della title-track “Like A Prayer”.
In esso, viene raccontato lo stupro da parte di una banda di balordi ai danni di una giovane ragazza. E accusato del reato un giovane di colore che era giunto a soccorrerla: Madonna aveva visto tutto, ma per paura della vendetta della banda non dice niente. Dopo una crisi mistica si recherà alla polizia per condannare il vero colpevole. Nel video però si vedono croci che bruciano (simbolo di una fede infuocata), santi di colore che si animano e un abbraccio-bacio tra il santo e Madonna: troppo per gli standard dell’epoca, tanto da far smuovere il vaticano. Insomma Madonna aveva capito come fare scalpore, ma ancor più aveva personalizzato talmento tanto l’arte del videoclip da creare tendenza .
L’album scalò le classifiche mondiali ed è stato inserito da Rolling Stones tra i 500 migliori album di sempre.