Due curiose leggende mantovane di devozione mariana
Pareri Rudi-mentali
Le vicende che portano alla fondazione di luoghi di culto popolari sono molteplici. Ogni santuario ha una storia a sé. Tra queste, tuttavia, ve ne sono alcune che hanno delle curiose analogie. In provincia di Mantova, per esempio, vi sono ben due santuari mariani che devono la loro edificazione a una singolare leggenda in cui le immagine votive si rifiutano di “muoversi”.
Il primo caso è quello della Madonna del Dosso di Casalmoro. Agli inizi del Seicento alcuni operai di una fornace si raccomandarono a un’immagine votiva esistente su una colonnina fuori del paese affinché assicurasse la perfetta cottura dei loro laterizi, visto che da qualche giorno questa non riusciva più bene. Il voto fu esaudito e, per ringraziare la Madonna, decisero di spostare l’icona miracolosa nella chiesa parrocchiale, per provvedere agli adeguati riti di ringraziamento. Il tentativo, però, si dimostrò vano. Per ben tre volte la Madonna fu spostata e per tre volte, di notte, sarebbe ritornata al suo sito originario. E l’ultima volta la santella si mise addirittura su un pioppo, in alto, affinché tutti la vedessero.
Finalmente quei fedeli compresero il desiderio della Vergine. Di lasciare quella sua immagine in alto, vicino alla fornace e vicino ai campi dove loro lavoravano. Si misero così d’impegno e, badilata dopo badilata, carriolata dopo carriolata, innalzarono addirittura una montagnola con sopra un bel santuario, così che si potesse vedere da lontano, alzando gli occhi ogni tanto dalla zappa.
Il secondo esempio di Madonna mantovana “che non si muove” è quello della Beata Vergine della Possenta, a Ceresara. A questo santuario è legata una recente leggenda che ricalca lo schema già visto, nel quale la statua votiva, nonostante lo spostamento forzato, si ripresenta miracolosamente sempre nello stesso punto. Nel 1939 un intenso periodo di siccità gravava su aree di campagna già messe a dura prova. In comune accordo gli abitanti di Cavriana, Guidizzolo, Goito e Ceresara decisero allora di istituire una festa della pioggia, portando in processione per le campagne un’immagine della Vergine conservata in una cappelletta presso un fosso. Non fu però in alcun modo possibile svincolare la Madonna da quel posto. E i tentativi di staccare l’immagine dall’altarino si dimostrarono non solo vani, ma pure dannosi. La statua si frantumò, infatti, in tre pezzi. Si decise allora di portare in processione il Santissimo, al posto della Madonna, celebrando poi la messa in una cascina dove confluirono migliaia di persone per invocare la pioggia.
Non si sa se la pioggia arrivò davvero ma, per certo, l’immagine della Madonna della Possenta si sarebbe intimamente legata all’acqua. Dal racconto del proprietario del terreno dove sorge il Santuario, raccolto nel 1979, si scopre che dei ladri cercarono di rubare la statua della Madonna, una terracotta databile al XV secolo, ricoperta di gioielli lasciati come ex voto dai fedeli. Durante questa operazione i malandrini spezzarono un braccio della statua e lo gettarono in un pozzo asciutto che stava presso la chiesa. Al tocco di quel braccio benedetto, dal fondo arido scaturì una sorgente di acqua limpida e fresca. Un’acqua dai poteri miracolosi, particolarmente adatta, pare, per le donne partorienti e per le mamme con poco latte. D’obbligo, quindi, se andate in pellegrinaggio al santuario della Possenta, guardare dentro al pozzo, cercando di avvistare il braccio della Madonna che non si muove.
[rudy favaro]