Un curioso animale di un mosaico a San Benedetto di Polirone
Pareri Rudi-mentali (18/7/09)
L’appassionato di argomenti medievali che arriva all’abbazia di San Benedetto di Polirone ha certo molti argomenti sui quali riflettere. Ma se gli argomenti prediletti sono le immagini allora, inevitabilmente, la prima cosa sulla quale soffermarsi sono i mosaici pavimentali che sono stati portati alla luce sotto l’attuale pavimentazione della chiesa.
Oggi infatti vorrei parlarvi di una di queste immagini musive, che raffigura uno strano ma importante animale. Prima di far ciò, però, sento la necessità, sia per farvi comprendere appieno il mosaico, sia per esprimere la mia solidarietà e la mia vicinanza a chi manifesta lungo i viali di Tehran, di fare una digressione su questioni etimologiche iraniche.
Il monastero di San Benedetto di Polirone fu edificato nel 1007 sulla riva destra del Po di Lirone; così infatti veniva chiamato in antico l’attuale corso del Po, dopo che il fiume principale aveva invaso il corso del fiume minore Lirone.
Ma il primo nome del fiume Po è “Eridano”. Questo nome, Eridano, deriva da una antica radice fonetica iranica, poi passate nelle altre lingue semitiche: “RDN”. Una radice fonetiche che indica in materia idrica lo “scorrere dell’acqua”. La radice RDN quindi diventa lo scorrere dell’acqua per ERiDaNo, ma anche, per fare degli esempi lampanti, di RoDaNo o addirittura di GioRDaNo, oltre che di ReNo o di DaNubio.
Una radice iranica, quindi sopra alle acque del fiume del nostro monastero di San Benedetto. E radici iraniche, assai forti, anche all’origine delle più antiche immagini artistiche sopravvissute al Polirone.
E’ il caso dell’immagine che vi propongo con raffigurato un animale simbolico: il Simurgh, spesso confuso con il drago.
Il Simurgh è una rappresentazione tipica dell’arte iranica. È una creatura polimorfa, ovvero formata di più nature animali, richiamanti sia la terra sia l’aria sia l’acqua .
È un animale con grandi ali, con la testa di cane con denti aguzzi, le zampe di leone e la coda di serpente o di pesce. Il suo habitat ideale sono i luoghi con molta acqua.
Il Simurgh è assessuato e benevolo. È un purificatore della terra e dell’acqua, dona cioè fertilità. Rappresenta l’unione del cielo con la terra e funge quindi da mediatore tra i due.
Le leggende persiana raccontano che il Simurgh vive così a lungo da possedere la conoscenza di tutte le età del mondo. Si dice anche che il Simurgh viva 1.700 anni prima di tuffarsi nelle fiamme per poi risorgere, proprio come la Fenice.
Animale cosmico e salvifico quindi il Simurgh, direttamente connesso al concetto di Resurrezione. Ecco perché lo ritroviamo dentro alla chiesa del monastero di San Benedetto di Polirone.
[rudy favaro]
***
Se il Simurgh è davvero simbolo della resurrezione dopo la morte, allora sia lapide per chi oggi si chiama Sohrab e ieri si chiamava Neda, Cyrus, Ahmed, Mohammad… Sperando che domani non abbia nessun nome.