A una Mela al Giorno ospite il dott. Giordano Savelli
Un approccio farmacogenomico
TUMORE ALLA PROSTATA, AL POMA UNA RICERCA INNOVATIVA
Approccio ‘farmacogenomico’ alla patologia. La sperimentazione coinvolge l’Università e la Fondazione Poliambulanza di Brescia
Uno studio innovativo per combattere il tumore alla prostata. L’Azienda Ospedaliera Carlo Poma utilizza l’approccio ‘farmacogenomico’ per una ricerca condotta dalla Medicina Nucleare di Mantova, struttura diretta da Giordano Savelli. Il gruppo di lavoro è formato inoltre dalle strutture di Oncologia dell’Azienda e dell’Istituto Clinico Fondazione Poliambulanza di Brescia, dirette rispettivamente dal Enrico Aitini e da Alberto Zaniboni e della Sezione di Biochimica Università degli Studi di Brescia, diretta dal professor Luigi Caimi. L’inizio previsto della sperimentazione è giugno 2011 e durerà due anni. Per questo studio l’Azienda Ospedaliera ha ottenuto un finanziamento attraverso il Bando per la Ricerca Indipendente della Regione Lombardia.
Da qualche anno, l’attenzione del mondo scientifico si è indirizzata verso il tentativo di una sempre maggiore personalizzazione delle terapie oncologiche, spostando l’accento dal “trattamento della patologia” verso il “trattamento del paziente”. Questa definizione, di per se un po’ vaga, è stata resa più razionale appunto dalla farmacogenomica, cioè da quella branca della biologia molecolare che studia l’efficacia di un determinato farmaco in base a quanto scritto nel patrimonio genetico dell’individuo.
Il carcinoma prostatico è in Italia la quarta neoplasia per frequenza che colpisce il genere maschile. La diagnosi precoce, favorita dall’introduzione clinica della misurazione PSA, con conseguenti trattamenti in una fase iniziale della malattia hanno fatto si che la mortalità malattia sia scesa notevolemente in questi anni. La terapia garantisce una lunga sopravvivenza libera da malattia nella maggior parte dei pazienti, ma è raramente curativa nei pazienti con malattia non più localizzata o in quei rari pazienti con disseminazione a distanza. Allo stato dell’arte odierno, il carcinoma della prostata in fase avanzata rappresenta il soggetto ideale per uno studio che valuti nuove strategie diagnostiche e terapeutiche.
Un quinto circa dei carcinomi prostatici a prognosi peggiore, vanno incontro a modificazioni del loro DNA tali da fare si che sulla superficie delle cellule tumorali aumentino in modo abnorme particolari formazioni definite recettori. Questi recettori rappresentano, potenzialmente, uno straordinario “cavallo di Troia” per colpire il tumore. Grazie alla ricerca dell’Azienda Ospedaliera la presenza dei recettori per la somatostatina potrà essere studiata e quantificata sia in vivo, mediante una indagine PET/TC, sia in vitro,, con un semplice prelievo si sangue periferico.