Fabrizio De Andre’
“Non al denaro non all’amore né al cielo”, 1971 (Produttori Associati)
Musica d’autore
di Andrea Lucchini
«Avrò avuto diciott’anni quando ho letto Spoon River. Mi era piaciuto, forse perché in quei personaggi trovavo qualcosa di me. Nel disco si parla di vizi e virtù: è chiaro che la virtù mi interessa di meno, perché non va migliorata. Invece il vizio lo si può migliorare: solo così un discorso può essere produttivo.» (Fabrizio De André intervista di Fernanda Pivano riportata sul retro di copertina.[2])Resta un’impresa ardua da quando a diciott’anni mi sono avvicinato alla musica moderna,io che ascoltavo esclusivamente musica classica,scegliere un album di De Andre’ e considerarlo una pietra miliare.Ad un giovanissimo Nicola Piovani venne affidato l’incarico,di occuparsi delle musiche e degli arrangiamenti. Ascoltando l’album, si ha l’impressione di aggirarsi per il cimitero di Spoon River,localita’ inventata dal poeta statunitense Edgar Lee Masters.
I personaggi ai quali ogni brano De Andre’ da’ un volto e quindi un’identita’,sono realmente esistiti taluni ancora viventi quando il libro venne pubblicato. I temi delle canzoni del disco, descritti nell’intervista a De André da parte di Fernanda Pivano inclusa nell’album, sono soprattutto due: l’invidia e la scienza. Fabrizio stesso e’un vero e proprio poeta per la grande espressività che riesce a mettere nei suoi testi, facendo un uso delle parole sempre ponderato ma estremamente evocativo.Trovo personalmente alquanto suggestiva la citazione di Fernanda Pivano:
‘’Si dice che Fabrizio sia il Dylan italiano,perche’ non dire che Dylan e’ il Fabrizio americano?’’.