Francesco De Gregori “Rimmel” (1975)

Francesco De Gregori “Rimmel” (1975)

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Francesco De Gregori
“Rimmel”, 1975 (RCA Italiana)
musica d’autore

di Riccardo Savazzi

L’album del cantautore romano RIMMEL esce nel 1975 è da subito la critica “militante” lo stronca, etichettandolo come un prodotto troppo leggero di un autore ormai a corto di idee.
De Gregori fu attaccato per i suoi testi e le maggiori critiche si concentrano su “Buonanotte Fiorellino”; dolce valzerino, canzonetta d’amore tra “poetica da Baci Perugina” e “pseudo-cultura liceale”, vagamente ispirata ad una vecchia canzone di Bob Dylan, utilizzando le metafore ed una poetica ermetica per sfuggire alla dura legge del realismo dell’impegno politico.
Critica che si tramutò in violenza quando il 2 aprile del 1976, De Gregori si esibì al Palalido di Milano.
Il giorno dopo sul Corriere della Sera, Mario Luzzato Fegiz scrisse «Una serie di gravi episodi di violenza sono avvenuti ieri al Palalido, allo spettacolo serale del cantautore Francesco De Gregori, che dopo essere stato più volte interrotto, e dopo che un gruppo di giovani aveva invaso il palco, è stato costretto ad uscire dal camerino dove si era ritirato alla fine del concerto, e a salire sul palco. Subito è stato sottoposto a un vero e proprio processo politico perché accusato di percepire cachet troppo alti e di non destinarli alle lotte dei lavoratori. Un gruppo di giovani, alcuni dei quali hanno dichiarato di appartenere al movimento sedicente di “Autonomia Operaia”, lo ha sottoposto a una serie di pesanti accuse e ingiurie, invitandolo tra l’altro a “suicidarsi subito, seguendo l’esempio di Majakovski”. De Gregori è infine riuscito a raggiungere il camerino. “Forse non canterò mai più”, ha dichiarato».
A dispetto di buona parte della critica e dei contestatori l’album rimase in classifica per 60 settimane e vendette più di 400.000 copie e alla fine del 1975 risultò essere l’album più venduto dell’anno (disco d’oro); Rolling Stone Italia ha inserito l’album nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre.

L’album si compone di otto tracce.
Rimmel: è una canzone “autobiografica” che racconta di un amore ormai finito tra l’autore e la stessa donna a cui aveva dedicato “Bene”. Un addio raccontato come non mai in modo pungente, beffardo, antiretorico.
Pezzi Di Vetro: metà canzone d’amore e metà manifesto di una vita intera. L’uomo che cammina sui pezzi di vetro (personaggio felliniano) è un artista di strada, spavaldo ed irridente, che racconta l’incanto del rapimento amoroso ma che camminando sui pezzi di vetro si espone inevitabilmente alla vulnerabilità dei sentimenti, alle ferite dell’anima che l’abbandono provoca ed al ricordo della fugace prima volta.
Il Signor Hood (a M., con autonomia): canzone dedicata a Marco Pannella che, come ha dichiarato lo stesso De Gregori, in quel momento storico (referendum sul divorzio) appariva ai miei occhi come una sorta di eroe solitario (Robin Hood) ma anche una canzone riferita che a tutte quelle vere “voci discordanti”, ai “personaggi rompicoglioni”.
Pablo: canzone scritta in collaborazione con Lucio Dalla, è la storia di un lavoratore spagnolo emigrato in Svizzera che lascia il suo paese e la famiglia, con una valigia ricolma dell’amore di chi lo vede partire per l’estero, in cerca di lavoro. Pablo, la cui morte sul lavoro oggi sarebbe di stretta attualità sui giornali od online, venne criticata per essere “una canzone troppo commerciale e poco attenta alle problematiche sociali”, probabilmente chi la criticò travisò il testo della canzone.
Bonanotte Fiorellino: una leggenda metropolitana vuole che la canzone sia stata dedicata ad una compagna di De Gregori morta in un incidente (rumor che il cantautore ha ripetutamente smentito). Come già riportato sopra la canzone venne aspramente criticata, perciò non mi dilungo oltre.
Le Storie Di Ieri: canzone in un primo momento “censurata” dalla RCA, doveva essere inserita nel disco “Francesco De Gregori” (1974). Venne riproposta un anno dopo quando “l’antifascismo” venne ritenuto, dalla casa discografica, più accettabile anche per i mass media”.
Il brano, amaramente ironico, mira a smascherare, senza però dimenticare il passato, i fascismi striscianti ed in doppiopetto dell’epoca, “anche adesso è rimasta una scritta nera sopra il muro davanti casa mia dice che il movimento vincerà i nuovi capi hanno facce serene e cravatte intonate alla camicia”, “mio padre ha una storia comune condivisa dalla sua generazione la mascella nel cortile parlava troppi morti lo hanno smentito tutta gente che aveva capito”. Nella versione originale, al posto di “i nuovi capi” si faceva nome e cognome del segretario del Movimento Sociale, Giorgio Almirante.
Quattro Cani: anche qui, come in precedenza, una diffusa leggenda metropolitana individuerebbe i Quattro Cani in Venditti, Italo Greco (produttore), Patty Pravo e lo stesso De Gregori.
Voce duramente smentita dallo stesso De Gregori: «È una bufala: non vedo perché uno debba andare a cercare dei personaggi nel testo di una canzone in cui, evidentemente, si parla proprio di quattro cani: chi mi conosce sa che io ho sempre avuto un grande amore per i cani, in particolare i randagi, e quella è una canzone che parla di loro. Ecco, non si può fare peggior servizio ad una canzone che inventare un nome e un cognome a cose che non lo hanno. Queste ed altre cose si sono diffuse in internet in blog gestiti da persone che dicono di essere miei fan, ma che in realtà sono dei talebani perché inventano storie assurde e complicatissime dietro la semplicità delle canzoni.»
Piccola Mela: quasi uno scherzo dell’autore, dolce un po’ acerba, stornello intonato in punta di voce.
De Gregori ha raccontato che per il testo si è ispirato, per quel che riguarda i versi “Mi metto in tasca una piccola mela” e “Mi metto in tasca un piccolo fiore”, ad una canzone popolare sarda di Peppino Marotto.
Piano Bar: il brano è la parodia tagliente, mitigata dalla dolce melodia e dal tenero tocco del piano, della vita di un musicista di piano bar, un mercenario che “vende a tutti tutto quel che fa, non sperare di vederlo piangere perché piangere non sa, nella punta delle dita poco jazz poche ombre nella vita”; i soliti maligni vollero identificarlo con Antonello Venditti, altro musicista del Folkstudio con quale De Gregori aveva iniziato la sua carriera. Anche in questo caso De Gregori dovette smentire fermamente, dichiarando che il vero protagonista, invece, “è un anonimo musicante da albergo che ho incrociato nella hall dell’hotel Hilton”.
RIMMEL un album che a distanza più di quarant’anni ascolto ancora con immenso piacere perché sa proiettarti in una dimensione dove si canta l’amore ma senza le parole delle canzoni d’amore. I brani sono piccoli film, tessere di un puzzle da costruire, giochi di specchi che deformano la realtà; un’operazione forse troppo moderna e raffinata che la critica militante dell’epoca non seppe interpretare correttamente.

Buon Ascolto.

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La musica è stata ed è la colonna sonora delle mie giornate, di studio, di lavoro e di svago. Mi piace leggere, amo in modo viscerale la montagna ed in particolare, anche se può sembrare un paradosso, il Südtirol dove, da diversi decenni, trovo rifugio nei mesi estivi.