Le festività per la dea Cibele
Almanaccando
I primi giorni di aprile erano per i romani i giorni dedicati a Cibele, la Magna Mater, la Grande Madre Terra, feconda e selvaggia.
Queste festività erano dette Megalesia e prevedevano un’alternanza di rituali molto assortita.
Anzitutto avvenivano delle processioni ai templi dedicati alla dea, durante le quali si portavano in omaggio a Cibele alberi, in special modo dei pini. In altre processioni, invece, era il simulacro della dea che veniva portato in giro, da un tempio all’altro, con soste presso luoghi d’acqua che permettessero di fare il bagno alla statua.
Uno di questi giorni di festività di Cibele era assai cruento per il nostro contemporaneo modo di pensare. Era detto il “giorno del sangue” e prevedeva processioni di sacerdoti, durante le quali, ballando per le strade, si auto flagellavano a sangue in un rituale estatico, oppure si ferivano a vicenda e, a volte, giungevano persino a evirarsi e a offrire in sacrificio alla dea questi genitali. Col tempo pare che questa dolorosa usanza venisse trasformata; e a Cibele, invece dei propri, si cominciarono a offrire i genitali di un toro.
Essendo Cibele una dea della fecondità non potevano ovviamente mancare riti orgiastici. Tuttavia, gli appuntamenti più sentiti dal popolo erano i cosiddetti Ludi Megalesi, spettacoli pubblici e giochi, che duravano sette interi giorni, dove si trovavano congiunti l’elemento religioso e quello sportivo, il cui culmine era rappresentato dalle corse con le bighe e con le quadrighe nel Circo Massimo.
Infine, come da buona tradizione degli antichi romani, non potevano mancare le gran mangiate e le bevute. Col tempo questi banchetti in onore di Cibele divennero elaboratissimi e occasione di eccessi di ostentazione, tanto che il Senato romano fu costretto a emanare un decreto il quale stabiliva che per questi pranzi non si doveva spendere più di una certa somma di denaro, non si dovevano servire vini d’importazione e non si sarebbero messe in tavola più di 120 libbre di argenteria, ovvero, giusto per farvi capire che cosa si intendeva con ostentazione presso i romani, non si doveva usare più di mezzo quintale di argento per ogni tavola.
[rudy favaro]