Francesco De Gregori “Canzoni d’amore” (1992)

Francesco De Gregori “Canzoni d’amore” (1992)

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Disco Base scelto e commentato da Riccardo Basile, regista RAI

Ascolta il Disco Base della settimana

1. FRANCESCO DE GREGORI "Bellamore"
2. FRANCESCO DE GREGORI "Viaggi & Miraggi"
3. FRANCESCO DE GREGORI "Vecchi Amici"
4. FRANCESCO DE GREGORI "Adelante Adelante"
5. FRANCESCO DE GREGORI "Rumore Di Niente"

discobase-fb-logoCon “Canzoni d’amore” De Gregori prosegue idealmente la riflessione sul mondo avviata nei lavori precedenti. Il titolo è ovviamente fuorviante, se si fa eccezione per la dolce “Bellamore”, altra ballata sentimentale in punta di voce, cantata insieme a Patrizia Giordano. Il coinvolgimento della band che ha suonato nei concerti dona al disco un’energia quasi live, tangibile in brani più “muscolari” come “Sangue su sangue”, “Adelante! Adelante!” e “Viaggi & miraggi”. De Gregori gioca spesso a fare il rocker, ponendo dilemmi scomodi (“Stai dalla parte di chi ruba nei supermercati/ o di chi li ha costruiti…rubando?”, da “Chi ruba nei supermercati”) ma invischiandosi anche in polemiche politiche dal respiro corto (“E’ solo il capobanda, ma sembra un faraone…/ Si atteggia a Mitterrand, ma è peggio di Nerone”, un’invettiva il cui bersaglio fin troppo scoperto è Bettino Craxi). Ma Mani Pulite non era ancora arrivata…
lluminano il disco anche piccole poesie minimali, come lo struggente dialogo col padre di “Tutto più chiaro che qui”, il country-folk di “Stella della strada” e il tema dolente di “Povero me” (scritto insieme all’amico Mimmo Locasciulli). Ma lo zenit è nella conclusiva “Rumore di niente”, rievocazione di nuovi spettri nazi-razzisti assecondata da una splendida coda strumentale.
Canzoni d’amore è un disco compatto e vibrante: De Gregori inaugura il nuovo decennio col piglio dello storyteller di razza.

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Oltre a vicepresiedere come si conviene a un vicepresidente, ci guarda dall'alto dei suoi 192 cm. La foto non tragga in inganno.