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Ascolta il Disco Base della settimana
1. JIMI HENDRIX "Crosstown Traffic"
2. JIMI HENDRIX "Gypsy Eyes"
3. JIMI HENDRIX "Still Raining, Still Dreaming"
4. JIMI HENDRIX "House Burning Down"
5. JIMI HENDRIX "All Along The Watchtower"
“Electric Ladyland” è probabilmente il capolavoro di Jimi Hendrix, un disco molto complesso e difficile da comprendere. In ciò, non aiuta il fatto che esso sia stato completamente trascurato nella selezione dei brani per l’antologia del 1997, con l’eccezione di “Crosstown Traffic”, “All Along the Watchtower” e “Voodoo Child (Slight Return)”. Per capire bene questo disco, bisogna notare che Hendrix cercava il “colpo”, la conferma presso il pubblico e la critica, e guardare i primi due lavori del grande chitarrista di Seattle, “Are You Experienced?” e “Axis: Bold As Love”: mentre il primo è una sintesi della sua abilità tecnica, il secondo dà voce alla sua capacità compositiva, in particolare per le tre grandi ballate blues che lo caratterizzano (“Bold As Love”, “Castles Made Of Sand” e la bellissima “Little Wing”). Invece, in “Electric Ladyland”, che oltretutto è un disco doppio (l’unico di Hendrix in vita), Jimi si dedica alla sua vena psichedelica e hard rock, la stessa di “Purple Haze” e “Foxy Lady”.
Il disco promette bene sin dalla copertina (censurata nella versione in cd): un insieme di foto, alcune delle quali riportavano dei seni nudi, e furono considerate pornografiche. Si comincia con un brano che cita la musica di Broadway, “And the Gods Made Love”, per proseguire con un po’ di blues cantato in falsetto (“Have You Ever Been”); il terzo brano è un selvaggio e velocissimo rock’n’roll, “Crosstown Traffic”, del quale durante il tour del disco Hendrix suonò una infernale versione di 8 minuti, dopo il quale arriva uno dei grandi capolavori del disco, con il contributo del grande Steve Winwood (Spencer Davis Group, Traffic, Blind Faith) all’organo e Jack Casady (Jefferson Airplane) al basso: “Voodo Child”, l’affascinante e famoso blues elettrico di quindici minuti, uno dei primi brani a superare la classica durata delle canzoni, preceduto da “In-A-Gadda-Da-Vida” degli Iron Butterfly.
Finito il lato A, il B comincia con “Little Miss Strange”, composta e cantata dal bassista del gruppo, Noel Redding, alla quale segue un’altra canzone con un ospite: “Long Hot Summer Night”, dove Al Kooper (Super Session) suona magistralmente il piano; all’inizio, Hendrix non era sicuro dell’ordine di questa canzone e di quella che la segue, “Come On (Let the Good Times Roll)”, una cover di Earl King, che comincia con un’attacco inconfondibile a base di energia pura e si scatena in quattro frenetici assoli diversi, di cui uno dura oltre due minuti, nei quattro di durata della canzone (!). Con un ormai famoso attacco di batteria, arriva un altro dei tanti capolavori del disco: “Gypsy Eyes”, dedicata alla madre del grande chitarrista, morta quando lui aveva solo undici anni; il lato B si chiude con una delle canzoni più psichedeliche di Hendrix (l’unica in questo disco, insieme a “1983”): “Burning Of the Midnight Lamp”.
Il lato C si apre con un colpo di tosse e “Rainy Day, Dream Away”, una canzone dal testo leggero (“Giorno piovoso, sogna tutto il giorno”), alla quale hanno contribuito Mike Finnigan all’organo, Freddie Smith e Larry Faucette ai congas, mentre il batterista è Buddy Miles, che lavorerà ancora con Hendrix in “Band of Gypsies”. La canzone ha una seconda parte in “Still Raining, Still Dreaming”, sul lato D. Dopo “Rainy Day”, Hendrix ci dà un’altra grande prova della sua abilità compositiva, con la canzone forse più bella di tutto il disco, “1983 (A Merman I Should Turn To Be)”, un psichedelicissimo blues (nel quale suona anche il flautista Chris Wood, un altro dei Traffic), che si allunga fino a diventare quasi impercettibilmente “Moon, Turn the Tides”.
L’ultimo lato comprende le tre canzoni più celebri del disco; dopo “Still Raining, Still Dreaming”, come già detto seconda parte di “Rainy Day”, insieme agli stessi collaboratori, con un attacco al fulmicotone parte “House Burning Down”, divenuta ormai celebre grazie al suo ritornello (“Look at the sky turn a hell fire red, somebody’s house is burnin’ down down, down down”) e alla sua chiusura, con la chitarra di Hendrix a imitare il crollo della casa (un espediente timbrico che avrebbe poi usato a Woodstock per richiamare i bombardamenti in Vietnam durante la sua versione di “Star Spangled Banner”). Conclusasi questa, ecco un altro capolavoro: “All Along the Watchtower”, la bellissima cover del pezzo di Bob Dylan, della quale esiste anche una versione (reperibile in South Saturn Delta) con Dave Mason dei Traffic al basso e Brian Jones dei Rolling Stones alle percussioni. Il disco si chiude con uno dei pezzi più potenti e ad effetto di tutto il repertorio hendrixiano, un’altra testimonianza della sua vena hard rock, “Voodoo Child (Slight Return)”, con tre assoli intervallati da battute deliranti (“Mi ergo accanto a una montagna e la abbatto con il taglio della mano”), con un celeberrimo ritornello, “Cause I’m a Voodoo Child, Lord knows I’m a Voodoo Child”. Nel progetto originale, l’album doveva comprendere anche “Tax Free”, che venne comunque suonata durante il tour; anch’essa può essere rintracciata su “South Saturn Delta”.
Insieme ai concerti al Fillmore East e a Woodstock, “Electric Ladyland” è l’apogeo della musica di Hendrix e un disco centrale nella storia del rock.