Giorgio Gaber
“Polli d’allevamento”, 1978 (Carosello)
Cantautorato
di Paolo Patria
Andai a vedere ‘Polli d’allevamento’ senza conoscere testi e canzoni. Sapevo delle polemiche, ma non era strano che i lavori di Gaber facessero discutere. Forse anche per questa impreparazione, per me lo spettacolo fu uno choc.
C’erano risate, ironia, attacchi ai politici del palazzo e al conformismo della borghesia. Ma c’era soprattutto la radiografia della superficialità e delle velleità del movimento giovanile. Un totem intoccabile fatto a pezzi.
I fischi che si alzarono alla fine di alcuni rappresentazioni – non li ricordo la sera in cui ero a teatro – rovinarono il sonno a Gaber, che tuttavia portò a termine quella complicata tournée.
Alcuni momenti dello spettacolo restavano dentro. Nella canzone ‘Guardatemi bene’ le strofe si chiudono con la frase: ‘Avete visto come sono ridotto’; ma nel finale Gaber prende le distanze, non ci sta più a lasciarsi coinvolgere in quel fallimento e attacca scandendo: ‘Avete visto come siete ridotti’.
C’è poi il duro inizio del brano che dà il titolo allo spettacolo: ‘Cari polli d’allevamento, nutriti di canzoni e rivoluzioni’.
Fino allo smascheramento in ‘Quando è moda è moda’: ‘E anche se é diverso il vostro grado di coscienza/ Quando é moda é moda non c’é nessuna differenza/ Fra quella del play-boy più sorpassato e più reazionario/ a quella sublimata di fare una comune/ o un consultorio.
Scoprii poi che gli arrangiamenti, con sonorità che amplificavano il messaggio delle canzoni, erano di Franco Battiato e Giusto Pio. Nello stesso anno Battiato incideva ‘L’Egitto prima della sabbia’, ‘Patriots’ arrivò due anni dopo.
Era il 1978 e Gaber era già lì. Con un messaggio modernissimo in uno spettacolo pieno di perle, da ‘I padri miei – I padri tuoi’ a ‘La paura’, dall’ironia feroce di ‘Chissà nel socialismo’ all’attualissima ‘Cambiamo ‘sto paese’.