Massimo Priviero
“All’Italia”, 2017 (MPC Records)
Cantautorato
di Riccardo Savazzi
Probabilmente questa è l’ultima mia recensione per quest’anno, poi si vedrà, ed allora ho pensato di proporre un album del 2017 (il sedicesimo), ristampato nel 2020, di un rocker/cantautore a me sconosciuto fino a qualche giorno fa, “All’Italia” di Massimo Priviero (veneto di nascita ma milanese di adozione).
La scoperta di questo autore è stata del tutto casuale, stavo effettuando ricerche sul web e sono incappato in una sua canzone “Bataclan” che mi ha rapito/stregato.
A quel punto ho voluto approfondirne la conoscenza e, recuperato l’album sul web, ho ascoltato tutte le tredici tracce che lo compongono.
Niente di trascendentale dal punto di vista musicale, una chitarra, un’armonica e nel tempo l’introduzione di altri strumenti (percussioni, fiati ed archi), sui quali campeggia la voce roca e profonda dell’autore.
Come detto, una musica scarna/essenziale a cui fanno da contraltare però i testi delle canzoni che nel loro scorrere narrano di storie, seppur di finzione, che riescono a coinvolgere l’ascoltatore a tal punto da farlo diventare, inconsapevolmente, il protagonista (almeno questo a me è accaduto).
Le tredici tracce raccontano di italiani, di ieri e di oggi, che hanno voluto o dovuto cambiare vita, emigrare e ricominciare.
“Villa Regina”, brano che apre l’album, parla dei veneti partiti per l’Argentina; in “Aquitania” si narra di un contadino che nel primo dopoguerra parte dal Trentino e incontra difficoltà di integrazione in terra francese; in “Fiume” viene descritto il dramma di un padre costretto ad abbandonare la propria famiglia e la città che ama (Fiume); “Cielo Blu”, è la storia di un ragazzo (un hippie!) che decide di lasciare la nebbia ed il grigio del suo paese per una baita di alta montagna, dove potrà riconciliarsi con la natura.
Seguono brani quali “Friuli”, “Berlino”, “Alba Nuova”, “Rinascimento”, “Mozambico” e “London” che volutamente non commento perché vorrei che l’ascolto, alla stregua di quanto succede nella lettura di un libro, porti spontaneamente a personalizzare luoghi, personaggi e sentimenti che i soggetti narrati nei testi raccontano.
“Bataclan” (senza dubbio il brano più toccante dell’intero album), è una dedica commossa alla famiglia di Valeria Solesin, la ragazza italiana rimasta vittima dell’attentato di Parigi del 2015.
Qui, senza nessuna retorica e pretesa, l’autore racconta del rapporto semplice ma meraviglioso tra madre e figlia, un rapporto fatto di piccole cose quotidiane che prende vita nelle parole scritte in una lettera immaginaria spedita appena prima del tragico evento.
I brani che chiudono l’album sono:
– “Abbi Cura”, dove Priviero esorta le persone ad aver cura dell’ambiente e di sé stessi, perché senza questi due presupposti non ci sarà futuro per chi verrà dopo di noi;
– “Basso Piave”, è il brano dove affiorano le radici venete del musicista; un padre con tutta la famiglia si trova costretto a lasciare la propria terra e a trasferirsi per lavoro a Torino, ma che conserva però una determinata volontà di ritornare dopo avere affrontato la vita in “terra straniera”, per ritrovare nella propria casa, nella propria terra, negli odori della propria infanzia, un segnale di rassicurazione che tranquillizzi e dia senso “alle cose della vita”.
Buon Ascolto!