Le Orme
“Uomo di pezza”, 1972 (Philips)
Rock progressivo
di Riccardo Savazzi
È trascorso meno di un anno dall’uscita di “Collage”, recensito in questa rubrica da Paolo Pisi (12 luglio 2021), che Le Orme, tra il marzo e l’aprile del 1972, registrano a Milano alla Phonogram “UOMO DI PEZZA”, avvalendosi, tra i primi gruppi in Italia, di uno degli strumenti d’avanguardia per quei tempi “il Sintetizzatore”.
La prima formazione delle Orme nasce dall’incontro tra Nino Smeraldi (chitarrista veneziano) e Aldo Tagliapietra (“Corals” – band di cover), del bassista Claudio Galieti e del batterista Marino Rebeschini.
In breve la band si assesta però come terzetto, Aldo Tagliapietra (voce, basso, chitarra), Tony Pagliuca (tastiere) e Michi Dei Rossi (batteria, percussioni), dando al loro suono una netta impronta Rock Progressive.
Negli anni settanta come altre forme espressive anche la musica alternativa è legata a doppio filo con i movimenti politici, e i testi delle Orme vengono fortemente criticati da alcune frange oltranziste di ascoltatori perché ritenuti conservatori, reazionari e a volte anche moralisti.
Purtroppo l’album, da cui fu estratto il 45 giri “Gioco Di Bimba”, senza dubbio uno dei più popolari brani in tutta la carriera del gruppo (colonna sonora della miniserie “Il mostro di Firenze”), risentirà di questa conflittualità (ambiguità?) tra la qualità della musica (spesso ruvida e talvolta violenta) e i contenuti dei testi (ricchi di metafore raffinate ma non sempre comprensibili).
Pur mancando di una vera trama che unisca le sette tracce del disco, “Uomo Di Pezza” si può definire un concept album perché, tranne una, le restanti sei tracce raccontano storie di donne.
Gian Piero Reverberi co-autore dei testi ne fu anche il produttore (vera quarta anima delle Orme).
L’album il cui nome prende spunto dagli ultimi versi di “Gioco Di Bimba” è presente nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre secondo Rolling Stone Italia, alla posizione numero 51.
Buon Ascolto!