Eric Clapton
“Slowhand”, 1977 (Polydor)
Rock, blues
di Luca Petruzziello
Parliamo di un’artista che come si suole dire…non ha bisogno di presentazioni!
Clapton rappresenta più di un’epoca musicale; infatti, se pur radicato nelle radici del blues, ha saputo donare intuizioni artistiche per ogni persona che lo ascoltasse.
Chiusa l’esperienza di altissimo livello con i Cream, Clapton inizia una carriera solistica che lo porterà ai vertici della musica mondiale; l’album di cui parliamo, pietra miliare sin dalla sua uscita è: “Slowhand” (il quinto da solista uscito nel 1977)!
Si parte subito con una delle cover più riuscite di sempre: “Cocaine”, per poi immergersi nella più classica della ballad “Wonderful tonight”…e chiudere il trittico iniziale con un accenno di country in “Lay down Sally”.
Già con i primi tre brani saremmo più che soddisfatti, ma Eric non si ferma e chiude il Lato A con “Next time you see her” e la dolcissima “We’re all the way”.
Il secondo lato si apre con rock-blues bello ritmato “The Core” in duetto con Marcy Levy; si torna alle atmosfere country con “May you never” e passando il blues “sanguigno ” di “Mean old Frisco” si giunge al gran finale di “Peaches and diesel”; altra ballad dove le note della chitarra di Clapton, ci accompagnano attraverso momenti indimenticabili come quando lo vidi suonare per oltre due ore e mezzo,attraversando tutta la sua carriera musicale, effettuando diversi duetti con un altro grande del blues moderno: Robert Cray!
Una serata che è rimasta negli annali di Umbria Jazz in quel di Perugia; ma come sempre un’altra storia…
Buona musica a tutti!