Billy Cobham
“Spectrum”, 1973 (Atlantic Records)
Jazz-rock, fusion
di Paolo Casisa
Questo magnifico Album rappresenta uno dei più importanti cardini di quel genere musicale definito Funky-Fusion, unendo alla perfezione i fraseggi virtuosi del Jazz con la potenza del Rock, grazie a due straordinari musicisti che profusero davvero il meglio di sé stessi: il batterista Billy Cobham e il chitarrista Tommy Bolin.
Il batterista panamense William Cobham Junior, meglio conosciuto come Billy, nei primi anni ’70 fece parte della fantastica Mahavishnu Orchestra del chitarrista inglese John McLaughlin con cui incise gli album “Inner Mountain Flame” e “Birds of Fire”, veri capolavori di Jazz-Rock in cui il batterista ebbe modo di dimostrare il suo talento percussivo unico e irripetibile. Con “Spectrum” Billy Cobham virò decisamente verso il Funky, sfoderando un groove che renderà i suoi brani vere e proprie Pietre Miliari della musica Fusion.
Già nel brano che apre il disco, “Quadrant 4”, si capisce bene l’enorme potenza che sviluppa la band, con Cobham che pesta duro sui tamburi e uno straordinario Tommy Bolin che sfoggia alla chitarra una serie di fraseggi davvero fantastici, sostenuti magnificamente dal tastierista Jan Hammer e dal bassista Lee Sklar. Già dal secondo brano in poi, e per tutte le tracce rimanenti, Billy Cobham crea brevi introduzioni di sola batteria, a mo’ di esercizi percussivi davvero notevoli, giocando con la dinamica e con la sua prodigiosa tecnica. Incredibile è quello in cui dialoga con una velocissima sequenza elettronica creata dal sintetizzatore di Jan Hammer: uno spettacolo!
Straordinario punto di forza di questo album è l’enorme talento del ventiduenne chitarrista Tommy Bolin; davvero stravagante il suo approccio allo strumento: pensate che suonava utilizzando corde sporchissime semplicemente perché non le cambiava mai! Ciò a volte causava rotture improvvise, come capitò nel brano “Taurian Matador” in cui, in pieno assolo, all’incirca al minuto 1:45 si ruppe il mi cantino. Bolin non si scompose affatto e continuò a svisare come se nulla fosse. Se ascoltate con attenzione, nella registrazione si sente bene il momento della rottura! Quando David Coverdale dei Deep Purple ascoltò “Spectrum”, ingaggiò immediatamente Tommy Bolin per incidere il loro nuovo album “Come taste the band”.
Purtroppo l’enorme talento di Bolin si dovette fermare a soli 25 anni, il 4 dicembre 1976, a causa di uno smodato uso di alcool e droghe alla fine di un concerto a Miami in cui suonava di spalla a Jeff Beck.
“Spectrum” fu registrato in presa diretta in soli due o tre giorni e ogni traccia che è finita sul disco era la prima o la seconda ripresa al massimo. Ciò la dice lunga sulla straordinaria perizia tecnica ed espressiva dei protagonisti. Tutti i brani sono stati composti da Billy Cobham.
In questo disco ci sono anche prestigiosi ospiti come il contrabbassista Ron Carter, il chitarrista John Tropea, il trombettista Jimmy Owens, il flautista e sassofonista Joe Farrell e il percussionista Ray Barretto, veri maestri sui rispettivi strumenti. Ognuno dei sei brani contenuti in “Spectrum” è un capolavoro di tecnica, gusto e groove a palate, sopra tutti “Stratus” con l’incalzante e geniale giro di basso inventato da Lee Sklar e la leggendaria “Red Baron”, uno dei vertici compositivi raggiunti nella Fusion, con il suo andamento suadente e trascinante.