Dai presepi viventi, al granballo, alla leva
Buon lunedì attuale
Ci sono giorni in cui vorrei aver studiato più sociologia, e quelli attuali appartengono, appunto, a questi giorni.
Parto da alcune osservazioni relative ai presepi viventi della provincia che si moltiplicano con un coinvolgimento di pubblico da grandi numeri (30.000 visitatori per uno solo di questi presepi non sono pochi).
Mettendo assieme tutti quelli allestiti in provincia vuol dire che ogni 10 residenti uno è andato a vedere, da vicino, contadini vestiti (forse) come 2000 anni fa, galline che (forse) sono rimaste simili, pecore, asinelli e i buoi che pare siano rimasti immutati, almeno esteticamente.
Gli unici che, col tempo sono cambiati, siamo noi umani che però rimaniamo attratti da come si era un tempo come è successo con il granballo alla Reggia dei Gonzaga dove, i non moltissimi convenuti, erano vestiti come ai tempi di Radetzky o giù di lì.
Cosa ci porta ad apprezzare incontri in cui ci si veste come 30-40 fa (riunione nazionale dei paninari di un tempo) o come nell’800 o come 2000 anni fa?
Credo sia la nostalgia dei tempi andati che coglie molti, anche sui social, dove oltre a gatti e cani imperversano richiami a quando la Tv era in BN, senza telecomando e quando si andava a scuola, da soli, a piedi, sin dalla prima elementare, a quando si usava la cucina economica per scaldarsi e preparare i cibi e altri richiami simili al “bel tempo che fu”
I brasiliani la chiamano “saudade” noi come la decliniamo? Malinconia? Nostalgia?
Non saprei, ma imperversa ovunque nel vivere quotidiano attuale.
Qualche cosa, che io non so spiegare, però, vorrà pur dire.
A risentici domani. Grazie
@robertostorti