Azteca
“Azteca”, 1971 (CBS)
Jazz, Rock, Latin
di Paolo Casisa
Che storia stupenda quella dei fratelli Escovedo, nati tra Los Angeles e il Texas da padre messicano e madre venezuelana e approdati in California in cerca di fortuna. I coniugi ebbero ben sei figli Coke, Pete, Phil, Alejandro, Javier e Mario. Il capofamiglia Pedro sfamava la famiglia facendo l’idraulico ma la sua vera passione era cantare da dilettante in una big band di musica latina. Tutti i fratelli respirarono così quei magici ritmi e, col tempo, si appassionarono a suonare qualcosa. Coke e Pete si dedicarono a batteria, congas e timbales mentre Phil preferì cimentarsi col basso. Così questi tre fratelli. agli albori degli anni ’70. diedero vita all’Escovedo Brothers Latin Jazz Sextet, ma poco dopo Carlos Santana ingaggiò Coke Escovedo per incidere l’album Santana III, coinvolgendo in seguito anche Pete Escovedo nei concerti.
Sfumato l’importante impegno con Santana, nel 1971 Coke e Pete decisero di mettere a frutto il loro talento formando una big band latina chiamata Azteca in cui convivevano tanti fiati, tanti cantanti, tanti percussionisti, ma anche tastiere multiple e una base ritmica di chiaro stampo Rock. Sul palco gli Azteca variavano tra i 15 e i 25 elementi, e la loro musica era davvero elettrizzante e ricca di cambiamenti come nel brano Ain’t got no special women.
In questo album di debutto che gli Azteca pubblicarono nel 1971 sono presenti veri e propri fuoriclasse come il chitarrista Neal Schon, il batterista Lenny White, i trombettisti Tom Harrell e Eddie Handerson e il bassista Paul Jackson. Lenny White solo un paio di anni dopo sarebbe diventato il famosissimo batterista dei Return to Forever di Chick Corea. Oltre alla componente squisitamente ritmica proveniente dal Messico che arricchiva il sound di tutti i caratteri festosi e multicolori di questa scatenata etnia, negli Azteca convivevano anche anime più funk e R&B tipiche della California Bay in cui il gruppo affondava le sue radici musicali, un brano che rappresenta al meglio questo travolgente amalgama è Can’t take the funk out of me, interpretato dalla grintosa voce di Errol Knowles.
Il Messico portava con sé anche tutta una parte musicale amara, sofferente e malinconica ben rappresentata dal brano Empty prophet che recita:
C’è stato un tempo in cui sorridevo
C’era un volto una faccia di bambino
Ma ora sono tutto da solo
Non riesci a sentirmi, chiedevo aiuto
Profeta vuoto quando il mondo cavalcava verso la guerra…
Signore, non voglio essere qui tutto solo
Questi profeti vuoti non mi lasceranno…
Tienimi in sospeso Signore
non voglio essere
tutto solo Qualcuno mi aiuti!
Tra i numerosi cantanti di grande talento che fecero parte degli Azteca, c’era anche l’americana Wendy Haas che offrì una sua bella interpretazione nel brano Love not then.
Nel 1973 gli Azteca confermarono il loro esplosivo sound con l’album Pyramid of the moon, ma pochi mesi dopo l’uscita la nutrita band si sciolse poiché tutti i musicisti che la componevano andarono ognuno per una diversa strada. I fratelli Escovedo ebbero una luminosa carriera: Coke incise tre album da solista e collaborò con artisti come Bozz Scagg, Malo, It’s a beautiful day e Louis Gasca; Pete incise dodici album da solista tra il 1977 al 2018; Phil mise il suo basso al servizio del vibrafonista jazz Cal Tjader; ma anche i tre fratelli più giovani diventarono molto noti negli anni ‘90, tutti cantanti e chitarristi. Alejandro ha inciso diciotto album da solista, Javier si è affermato con la punk band Zeros e Mario con la nota band rock The Dragons. E che dire poi di Sheila Escovedo, talentuosa figlia di Pete che già da ragazzina partecipava alle scatenate performance degli Azteca e che sarebbe diventata una delle batteriste più famose al mondo al fianco di un mito come Prince… davvero una famiglia straordinaria quella degli Escovedo!