Il re molto piccolo

Il re molto piccolo

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Lepiccole storie di Maria Vittoria Grassi

 

C’era una volta un re piccolissimo. Era nato così piccolo che sua madre, la regina Gertrude, che ci vedeva pochissimo, lo doveva cercare affannosamente nella culla per accudirlo e allattarlo. Per fortuna il principino era nato con una voce così squillante e potente che si faceva ampiamente sentire in tutto il castello e dintorni. “Guardate che bel bambino “diceva fieramente il padre, il re Molosso, che era alto più di due metri e largo altrettanto, e se lo portava in giro tutto allegro e contento nel taschino della giacca, mostrandolo ad amici e parenti.

Il tempo passò e il piccolissimo principe, a cui avevano dato il nome di Lilliput, divenne re, senza però crescere di un centimetro. Fisicamente era molto piacevole: chioma riccioluta e scura, occhi sorridenti, proporzioni perfette, ma la sua corporatura era rimasta quella di un uccellino: vivacissimo intelligente e simpatico e, soprattutto, sempre dotato di una bella voce forte e potente, che si sentiva addirittura a distanza di chilometri. Purtroppo però il suo limite fisico gli causava, da parte dei re dei paesi vicini, solo derisione, mentre, per fortuna, i suoi sudditi lo adoravano e facevano di tutto per metterlo a suo agio: quando usciva dal castello se lo portavano in braccio, lo accoglievano festosi chinandosi alla sua altezza per parlargli, e molti avevano addirittura allestito le loro abitazioni “a misura di re”: mobili e sedili bassi, finestre e porte ridimensionate ecc. ecc. Quando poi Lilliput volle sposarsi tutti i ciambellani e i valletti del castello si dettero da fare per trovare le pretendenti più minute e adatte, ma sorprendentemente, Lilliput ne scelse una conosciuta in internet che, secondo lui, aveva le caratteristiche giuste: era alta un metro e novanta, con una simpatica faccia allegra e un carattere festoso. Si chiamava Pertica. “Così – doveva aver pensato il saggio Lilliput – gli eventuali eredi saranno della misura intermedia tra me e la madre!”.

Il tempo passò e alla corte di Lilliput tutto precedeva tranquillamente quando si seppe che si stava profilando un terribile pericolo per la regione: una banda di guerrieri sanguinari e selvaggi stava sopraggiungendo e aveva già travolto e saccheggiato i paesi vicini. Si tenne dunque una riunione tra tutti i re del circondario per stabilire il da farsi, ma si vide subito che il sentimento che dominava era la paura. Tutti quei sovrani boriosi che deridevano il piccolo re Lilliput tremavano come foglie, si disperavano, e qualcuno, addirittura, preparava i bagagli per scappare. Nel trambusto generale e tra la meraviglia di tutti re Lilliput chiese la parola e con la sua voce tonante dichiarò: “Ho sentito abbastanza sciocchezze: chiudetevi nei vostri castelli e fidatevi: ai Barbari ci penso io!”. Tutti si guardarono in faccia tremebondi e perplessi ma conoscevano la saggezza del piccolo re e, per una volta, fecero la cosa giusta e obbedirono.

Re Lilliput per prima cosa tranquillizzò i suoi sudditi: a fermare gli aggressori ci avrebbe pensato lui da solo, senza pericoli per nessuno. Quando infine si seppe che quell’esercito si selvaggi rozzi, ignoranti e violenti era arrivato nella valle più vicina, Lilliput si preparò, saltò in braccio a Pertica per darle un bacio, e partì, tutto solo. Si fermò in cima alla collina che dominava la valle, dove si vedeva la massa dei nemici pronta all’assalto. Quando gli sembrò il momento giusto e il silenzio fu assoluto, lanciò un grido fortissimo con la sua voce possente. L’urlo fu così terribile che rimbombò per tutta la regione e, a maggior ragione, atterrì quella folla di barbari così vicina: da dove e da chi veniva quel terrificante suono? In alto non si vedeva anima viva, sembrava che a gridare fosse il cielo. L’urlo si ripeté, sempre più forte e selvaggio e si prolungò. I nemici, frastornati da quello strepito che veniva dal nulla, erano terrorizzati: sicuramente si trattava della terribile minaccia di un esercito furioso e nascosto o, peggio ancora, era la spaventosa voce di un demonio che dall’alto stava per accanirsi su di loro. E così molti cominciarono a gettare le armi e a scappare, finchè si vide una massa di barbari disordinata che si perdeva all’orizzonte. Re Lilliput scese dall’albero su cui si era appollaiato per gridare e sorrise soddisfatto: il suo piano, ideato da un re piccolo ma con un cervello grande, aveva funzionato!

Un caro saluto e l’augurio di Buone vacanze da Vittoria

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