Il principe troppo ansioso

Il principe troppo ansioso

Condividi

Le piccole storie di Maria Vittoria Grassi

A proposito di di personaggi favolosi e strani e delle loro storie, oggi vorrei parlare di un principe poco noto ma interessante, il cui ricordo ormai si è perso nella notte dei tempi.  Ma, come al solito, è bene partire dall’inizio e cioè da quando questo principe era nato (molto atteso dai reali genitori) e gli era stato dato il nome di Deodato IV.

Il nome, secondo il gran ciambellano di corte, Maligno, non era dovuto alla religiosità dei sovrani (Deodato: cioè dato a Dio) ma al fatto che la regina madre, che non a caso si chiamava Delicata, al tempo della nascita aveva un gran raffreddore e aveva pronunciato in modo nasale la parola neonato; da neonato a Deodato. E Deodato fu.

Ma le stranezze di Delicata non finirono qui: pretese che il piccolo non potesse mai stare con la testa scoperta (in un palazzo pieno di spifferi, diceva lei) per cui, dopo un’infinita serie di cuffiette, berrettini e copricapi vari, la scelta definitiva per Deodato, ormai adulto, fu un eterno cappello di velluto blu che gli calzava come un guanto e gli stava anche bene ma che non si toglieva mai, neppure per dormire. Nessuno l’aveva mai visto a testa nuda e non si sapeva neanche di che colore avesse i capelli. “Va bene così – diceva Deodato, che aveva ereditato le ansie della madre – almeno mi evito dei malanni, che già me ne aspettano fin troppi”!

E questo era ormai il peggior problema di Deodato: evitare disgrazie e problemi che, secondo lui, incombevano quotidianamente. Se pioveva ci sarebbe stata un’alluvione e si chiudeva nel palazzo all’ultimo piano, se c’era il sole prevedeva siccità e carestia e non usciva per non esporsi a una sicura insolazione. Non partecipava mai a pranzi o feste per timore di chissà quali contagi, mangiava pochissimo e controllava la cuoca, certa Rubiconda, sicuro che complottasse per avvelenarlo… Insomma una vita di paure e di isolamento che finì per preoccupare tutti, compresa la regina Delicata, che era sì ansiosa ma si godeva comunque abbastanza allegramente le sue preoccupazioni.

Quando alla fine Deodato si chiuse in camera senza voler vedere nessuno la situazione si fece grave. Lo si sentiva da fuori lamentarsi: “O povero me, sto per ammalarmi, lo sento! Il soffitto scricchiola, mi cadrà in testa e mi schiaccerà, compreso il mio cappello di velluto, e sento che ci sarà un terremoto e anche una grave epidemia e non so come andrà a finire ecc, ecc.!”.

Il re suo padre, che si chiamava Pragmatico, prese in mano la situazione, brontolando che avrebbe dovuto farlo molti anni prima, e guardando malissimo la regina Delicata, che, sommessamente, aveva sussurrato: ” E se Deodato predicesse il futuro? E se avesse ragione?”.

Il re chiamò un suo vecchio compagno di scuola, un certo Asclepiade, un medico che era famoso per le sue cure rapide e sbrigative. Asclepiade arrivò, si informò, diede una potente tisana soporifera alla regina ed entrò nella stanza di Deodato. Tutti si assieparono sulla soglia, ansiosi e curiosi. Il medico fece alzare in piedi Deodato, che continuava a disperarsi, e, di colpo, gli tolse il famoso cappello blu.

Ci fu un attimo di suspense .. Poi accaddero due cose: finalmente la testa di Deodato comparve per intero, coperta da bellissimi riccioli neri e lucidi e il principe sfoggiò il suo primo vero sorriso.    “Tutto qui? .-borbottò seccato Asclepiade – mi avete chiamato dalla Grecia per un ridicolo caso di calotta malaugurante?” E se ne andò sbattendo il portone.  Nessuno però ci fece caso perché tutti erano impegnati a inseguire Deodato che, senza cappello e a testa nuda e ricciuta, saltava felice dalla finestra per godersi una ritrovata giornata di spensieratezza.

Un caro saluto e alla prossima da Vittoria!

Condividi